La redazione

Un rumore metallico, secco; il cancello in ferro battuto a doppia ala, che con un rumore stridente e assordante iniziava ad aprirsi, mi svegliarono come da un lungo letargo. La villa davanti a me riprendeva forma e contorni, il sottofondo di rumori si faceva reale e anche i miei sensi recuperavano le loro funzioni. Risentivo il calore dei miei arti, lo scorrere del sangue, il pulsare del cuore, la stanchezza delle gambe e dei piedi, il formicolio delle mani, un lieve sudore del collo e la fronte leggermente fredda, per non dire ghiacciata. Fu come se mi ritrovassi in una palla atemporale, simile alle bolle di sapone, che mi racchiudeva in sé, un utero del tempo. Avevo il timore che tale bolla si spezzasse ed io potessi ritrovarmi in un luogo senza tempo. Che ne sarebbe restato del mio io se non avessi avuto più la possibilità di percepire il passare del tempo? Che sarebbe la vita se non esistesse né passato, né futuro? Mi sarei fermato solo io o si sarebbe fermato il mondo intero? Il cancello davanti a me avrebbe continuato ad aprirsi o si sarebbe fermato così com’era, per metà aperto e per metà chiuso. Il cancello continuò il suo cammino, il tempo continuava il suo cammino e io avrei dovuto dirigermi verso la redazione. Sudavo e tremavo come nei momenti di febbre. I piedi parevano di piombo. Alle mie spalle il cancello aveva preso a chiudersi, mi mancò il respiro, il terrore mi assalì all’improvviso e pensai che la terra si aprisse sotto i miei piedi. Mi girai di scatto e riuscii ad uscire, seppur nello scappare, la giacca si strappò. Mi misi a correre a perdifiato in direzione della stazione contando i passi per non pensare più a nulla. Correvo e contavo, e mi fermai solo quando mi accorsi di essere salito su un treno che si metteva in movimento. Mi asciugai il sudore con fazzoletti di carta e piansi in silenzio. Il treno prese a muoversi e i miei occhi lacrimavano, la vista sfuocata mentre lo sballottamento pareva cullarmi. Mi tranquillizzai poco a poco e i miei occhi ritornarono limpidi e non piansi più. Presi a guardare il paesaggio che scorreva veloce e il tempo scorreva anch’esso, sparivano entrambi dal mio orizzonte.

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