Scendo dal treno nella stazione Berlin-Charlottenburg per un weekend a Berlino. L’agenda è fitta di appuntamenti e impegni culturali che ho segnato con la pignoleria di un ragioniere.

L’impatto, appena ho lasciato alle spalle la stazione, è di essere arrivato nella vecchia “Stazione di Genova Piazza Principe”. Risaltano subito le insegne per favolosi bagni erotici, “Bar” e Hotel di dubbia collocazione. Tra essi una sfilza di negozi con la merce esposta sul pavimento della strada: valigie, lampade, radio, ombrelli, pile, armi giocattolo e vere. Imbocco la “Stuckarderplatz” fino ad arrivare al centro che è ricco di bar e ristoranti con moltissimi tavoli all’aperto. Qui, nelle giornate di sole, i berlinesi fanno volentieri colazione all’aperto. Oltretutto si può mangiare all’aperto per tutto il resto della giornata, fino a sera inoltrata.

La cucina funziona senza interruzioni dal mattino a sera. Questa festività però sembra l’eccezione che conferma la regola: fa freddo e le strade sono quasi deserte. Imbocco la “Leonhardstrasse” , molti negozi qui, offrono soprattutto abiti nuovi e usati; una libreria “Throol” che offre libri vecchi e nuovi, ma di qualità; una libreria italiana “ItArt” e una di libri di giurisprudenza. Passo accanto al Palazzo di Giustizia; davanti a questo una scultura di corpi nudi ammassati uno sull’altro, a ricordare l’orrore di Treblinka; proseguo poi verso il “Lietzensee Park” che è un parco di stile giapponese, meta di ristoro e di bagni di sole.

Mi sto muovendo nel “Charlottemburg”, un quartiere che prima della caduta del muro, era meta obbligata del turismo berlinese. Ora imbocco la Schloßstrasse in direzione del castello. In questo viale si può assistere a delle gare di boccia francese e bere qualcosa di fresco al “Kastanien” . Imbocco una delle strade secondarie che mi portano nella parte vecchia del quartiere: mi sorprende un certo senso di abbandono che spicca anche per la presenza di negozi vuoti o di appartamenti in affitto un po’ dappertutto; le facciate che dovrebbero essere ristrutturate da tempo. Entro in una panetteria, il “Brotgarten”, è l’unico negozio che mi ricorda l’allegrezza e la vivacità dei bei tempi passati.

Qui mi confermano che la povertà è aumentata in maniera impressionante negli ultimi anni; soprattutto c’è stato uno spostamento di risorse e benessere nella Berlino Est, a danno dell’economia della vecchia Berlino Ovest. Ora che il muro non c’è più, sembra che una cortina invisibile separi ancora la città; la frenesia, la vivacità e l’allegrezza sono state però spostate, lasciando un quartiere storico a piangere gli anni dorati e ricchi sia a livello economico, quanto pure culturale. Ho camminato per ore e mi accorgo che non ho ancora toccato la mia agenda. I primi fiocchi di neve intristiscono ancor più la Pasqua. Mangio i panini imbottiti appena comprati e mi rassegno a un cielo grigio e povero. La prossima volta che verrò a Berlino, andrò direttamente nella “Alexanderplatz” a godermi la Berlino ricca e sfavillante: nella mia agenda avrò cura di cambiare il programma.


Note:

In Germania il “Bar“ è sinonimo di locale a “luci rosse”, mentre il bar italiano occorrerebbe tradurlo con Caffè.

Piazza Stoccarda.

È una Piazza dalla forma allungata.

Strasse vuol dire strada.

See significa lago.

Un bar birreria noto ai Charlottemburghesi, con un pubblico prevalentemente „alternativo“.

Trad.: Il giardino del pane“.

Il centro di Berlino Est.


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